Editoriale 2020 giugno – “Cantieri e Covid-19 la solita babele”

Il Giornale dei Coordinatori AIFOS

IL GIORNALE DEI COORDINATORI AiFOS

A cura di Stefano Farina


Anno III, numero 06 – giugno 2020

EDITORIALE

Cantieri e Covid-19 la solita babele

di STEFANO FARINA 

Più volte, non solo su queste pagine, ho avuto il modo di evidenziare come, in materia di sicurezza cantieri, ogni Regione o Provincia Autonoma (ma a volte anche ATS, ASL, …) tendevano ad andare “in perfetta autonomia” lungo la loro strada proponendo delibere, linee guida, modalità applicative e quant’altro in modo personalizzato, rendendo difficile per chi operava comprendere quali obblighi e quali procedure andavano applicate in base alla località ove si lavorava. Pensiamo ad esempio alle modalità di invio della notifica preliminare che risultava e risulta differenziata in modo netto tra portali regionali, pec, contenuti e via dicendo.

Con l’arrivo della PANDEMIA da COVID-19 la speranza era quella di un’unità nazionale che permettesse un’effettiva sburocratizzazione di pratiche e procedure ed una univocità applicativa delle procedure per la riduzione del rischio contagio nei cantieri su tutto il territorio nazionale.

Le prime avvisaglie non erano incoraggianti, già nei primissimi giorni di marzo ci siamo resi conto che ogni Regione/Provincia stava andando verso direzioni proprie (alcune prevedevano la chiusura dei cantieri, altre no, altre ne prevedevano la chiusura solo in determinate condizioni, altre in base alla provenienza degli
operai, altre….), indipendentemente dalla situazione “covid-19” che si stava registrando.

Poi il DPCM che sospendeva le attività dei cantieri (tutti, ma anche no), alcuni giorni di pausa poi i primi protocolli tra cui uno dedicato ai cantieri, ma non a tutti i cantieri. A metà aprile qualche Provincia/Regione riapriva i cantieri e da quel momento ogni Regione/ Provincia/ASL/… andava per la sua strada:

• Protocolli condivisi a livello nazionale
• Protocolli Regionali/Provinciali
• Indicazioni – più o meno vincolanti – di alcune ASL
• Linee guida proposte da associazioni, ordini, collegi, categorie e via scrivendo.

Ed allora i coordinatori, i consulenti e le imprese si sono trovati a dover impegnare il proprio tempo lavorativo, non a valutare le modalità applicative per la riduzione del rischio contagio da COVID-19, ma a capire – in base all’area geografica del cantiere – quali regole andavano seguite, quali costi andavano evidenziati e
quali no, quali oneri venivano riconosciuti alle imprese e con quale modalità.

E poi la frenesia della pubblicazione e degli aggiornamenti: abbiamo protocolli “stabili”, ovvero protocolli che sono durati intonsi per almeno un mese, ed altri che hanno subito aggiornamenti a distanza di tre quattro giorni uno dall’altro. Una specie di caccia al tesoro quotidiana, dove il tesoro non era un premio, ma scoprire che quanto fatto la notte prima era da buttare in quanto l’entrata in vigore di una nuova ordinanza locale cambiava parte delle condizioni (a volte con modifiche di poco conto, altre con modifiche sostanziali).

Un giorno mi chiama un Cliente storico con cantieri in più Regioni/Provincie e mi chiede cos’è necessario per ripartire da lì a quindici giorni. Disarmante dovergli rispondere che per ogni cantiere aveva da produrre documenti ed applicare regole differenti in base alla localizzazione. E poi la conclusione: “attenzione
oggi è così, tra 15 giorni dipende dalle modifiche ai Protocolli, alle Ordinanze, ai DPCM”.

E ci risiamo, ancora una volta i burocratosauri sono usciti dal letargo e per giustificare la propria presenza hanno pensato bene di dimostrare che esistono. Peccato che la prevenzione del rischio contagio COVID-19 nei cantieri debba essere una priorità operativa, mentre molte volte la priorità è stata la produzione di carte che attestino (a futura discolpa) che i protocolli sono stati recepiti (poi l’attuazione è un’altra cosa).

E poi capire se l’Ordinanza locale aveva la prevalenza sul DPCM, se l’allegato “Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del COVID-19 nei cantieri” che ogni volta cambiava numero aveva gli stessi contenuti, se, se, se…

Un po’ come anche per gli altri settori (pensiamo a quello della formazione con una frenesia di scelte locali le più differenti tra loro) anche per quello dei cantieri la scelta di avere una regia unica nazionale che detta le regole, evitando la frammentazione localistica, avrebbe dovuto essere l’unica percorribile per un rilancio di un settore che attualmente risulta molto in sofferenza.

Conclusione: durante Pandemia da Covid-19 si è scatenata una seconda Pandemia, quella normativa. Se non ci credete basta entrare nell’area dedicata ai provvedimenti del Governo, ai Decreti legge, alle Ordinanze regionali ed a quelle di Protezione civile raggruppate nel portale della Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome e contare quanti provvedimenti sono stati emanati: ad oggi siamo a circa 1.000 senza contare i chiarimenti e gli errata corrige.

Però la conclusione di questa riflessione non può essere negativa ed allora abbandoniamo i burocratosauri per parlare di chi in questo periodo ci ha messo l’anima per lavorare correttamente, per condividere i propri materiali, per cercare soluzioni che tengano conto degli evidenti problemi nell’ottica della salute e della sicurezza.

Ed allora parliamo e diamo la parola ad alcuni professionisti che ci raccontano la loro esperienza ai tempi COVID-19 e di quello che in piccolo od in grande hanno fatto nella loro quotidianità, proponendo anche soluzioni che andavano oltre i semplici e formali Protocolli. In questo numero due interventi: quello di una Coordinatrice-Mamma e quello di un Coordinatore che assieme ad alcuni colleghi ha proposto un “manifesto cantieri” con proposte operative concrete.