Editoriale 2021 giugno – “L’abolizione del coordinatore della sicurezza cantieri”

Il Giornale dei Coordinatori AIFOS

IL GIORNALE DEI COORDINATORI AiFOS

A cura di Stefano Farina


Anno IV, numero 06 – giugno 2021

EDITORIALE

L’abolizione del coordinatore della
sicurezza cantieri

di STEFANO FARINA 

Ormai ci siamo, con la ripartenza dei cantieri post chiusure/rallentamenti covid, e con la partenza dei cantieri relativi agli incentivi 110%, 90% e similari, delle scadenze normative di adeguamento, nonché con l’aumento dei costi delle materie prime, la situazione legata alla prevenzione nei cantieri rischia di degenerare e in molti casi l’elemento considerato – non solo inutile – ma addirittura ostile, improduttivo, che “rema contro”, è il coordinatore della sicurezza, in particolare quello in fase progettuale al momento della determinazione dei costi della sicurezza e quello in fase esecutiva nell’ostinarsi a voler far rispettare il mandato ricevuto dal Committente ed i disposti che gli sono stati attribuiti dal Decreto Legislativo 81/2008.

Naturalmente non dobbiamo fare di ogni erba un fascio e per fortuna la situazione non è estesa e condivisa da tutti i Committenti e da tutti i Datori di Lavoro delle Imprese, ma alcuni campanelli di allarme hanno iniziato a suonare ed in alcuni casi sembra più un concerto di campane che non un suono solitario ed isolato.

Vari colleghi mi riportano le loro esperienze: all’atto della chiusura del progetto della sicurezza come sempre il punto critico è quello della determinazione dei costi da riconoscere alle imprese, costi che in questo periodo sono la somma di quelli classici del Decreto Legislativo 81 con l’aggiunta di quelli legati alla prevenzione rischio contagio covid, ovvero tendenzialmente una quota importante del valore della commessa.

In generale – pur non potendo generalizzare – si raggiungono valori attorno al 6-8% dell’intera opera e se parliamo di bonus facciate, dove l’incidenza dei ponteggi è molto alta, a volte si raggiungono anche percentuali del 20-25% od oltre. E qui entrano in gioco i Committenti, i General Contractor, i Responsabili dei Lavori e le altre figure assimilate che, in base alle disponibilità, alle tabelle, a quanto viene riconosciuto nei vari bonus ed alle varie disponibilità economiche, chiedono abitualmente di ridurre gli importi determinati dal CSP a valori nettamente inferiori (anche del 50-60%) e in questo caso il riconoscimento alle imprese degli effettivi costi per sicurezza che dovranno sostenere e delle opere provvisionali che andranno installare non permette di coprire il costo effettivo dell’opera provvisionale stessa e/o delle procedure attuate.

Una volta trovata “la quadra sui costi”, se tutto va bene, il cantiere inizia l’attività ed a quel punto il coordinatore si trova a dover innescare un secondo confronto, quello che riguarda i tempi di realizzazione che devono essere i più contenuti possibile (chiaramente il cronoprogramma inserito nel PSC non viene minimamente considerato dai succitati soggetti, anche se è stato concordato con loro) e di conseguenza la necessità del coordinatore di intervenire in tutte quelle situazioni di rischio evidente, lo porta a essere visto come il soggetto che rallenta, quasi volontariamente, i lavori, rischiando di far sforare i tempi di fine lavori solo per un suo capriccio.

Molte volte i Committenti non sono nemmeno consapevoli che le violazioni addirittura è capitato (follemente capitato) che nell’incarico di coordinamento venga precisato che, qualora ci sia questa perdita dei benefici fiscali, essa sarà messa totalmente a carico del coordinatore della sicurezza, in quanto ritenuto l’unico soggetto responsabile del cantiere ai fini della prevenzione.

Forse la cosa assurda è che qualche professionista inconsciamente, o forse consciamente, ha firmato queste clausole a tutti gli effetti vessatorie, ma che comunque possono portare a contenziosi anche aspri e di incerta soluzione.

A volte anche la Direzione Lavori risulta essere insofferente verso gli interventi del CSE perché, a suo avviso, con i suoi provvedimenti sbilancia un’organizzazione e una gestione del cantiere che a prima vista sembra essere perfetta, anche se da punto della sicurezza non lo è proprio.

La frase “io di sicurezza non me ne intendo e non me ne voglio occupare, ma secondo me come coordinatore dovresti…” è quella che spesso viene usata come rituale di una censura al tuo operato di professionista della sicurezza che “invade” impropriamente il cantiere. In realtà a subire l’invasione “del ruolo” risulta essere proprio il coordinatore che si trova in netta minoranza (a suo tempo qualcuno parlò di vaso di coccio tra vasi di ferro) con scelte impopolari.

Quasi quasi un untore da tenere a distanza. I tempi di lavoro sono stretti, i materiali – in questo strano periodo – aumentano il loro costo quasi settimanalmente, la carenza di ponteggi (almeno in alcune zone) sta diventando endemica e la volontà di terminare la commessa il prima possibile diventa un imperativo. Ed è proprio in questa situazione che il rischio infortunio aumenta la sua “magnitudo” e pertanto è proprio in questo momento che il Coordinatore per la sicurezza risulta a volte (ripeto a volte, perché per fortuna non è sempre così) essere “persona non gradita in cantiere”. Ed allora? Se questa è la situazione basta abolire la figura del coordinatore, cancellare anni di coordinamento e fare finta che tutto vada bene. Ma non è così, per fortuna non è così.

I coordinatori esistono e sono professionisti validi e preparati (almeno la gran parte di loro è professionale e preparata) e svolgono un insostituibile ruolo all’interno dell’organizzazione di cantiere ai fini della prevenzione degli infortuni ed i Committenti e le Imprese devono tenerne conto e rispettare questa figura che non è da considerare “un avversario”, ma un “punto di riferimento” verso cantieri, che speriamo, siano sempre più sicuri.